giovedì 8 marzo 2007

C'è da fare

La festa della donna in questi utlimi anni mi è diventata antipatica. Non sopporto lo svuotamento di contenuti che ha subito. Molte non sanno più che è stata istituita per ricordare le operaie bruciate vive in una fabbrica dove le aveva chiuse a chiave il padrone. Non ci si ricorda più che da soli 60 anni abbiamo il diritto di voto ed ancora qualcuno ci fa battute sopra. Non sono poi così vecchia, tuttavia ho dovuto difendere il mio diritto di andare all'università dal mio ragazzo di allora che voleva ci sposassimo subito dopo il diploma. Nell' ambiente dove ho trascorso l'adolescenza, venivo considerata un'arrivista perchè chiedevo qualcosa di più di una vita passata a ramazzare i pavimenti. Per fortuna la mia famiglia era diversa, ma alcune amiche non hanno continuato gli studi per lasciare che lo facessero i fratelli. Questo succedeva nell'Italia del '89. E l'8 marzo del 2007 sono stata ad un congresso dove, tra un centinaio di accademici, le donne che si fregiavano del titolo di prof si contavano sulle dita di una mano. E tra queste, di sicuro almeno un paio potrebbero tranquillamente fare le scarpe ai colleghi che allargano la ruota da pavone e fanno sorrisetti maliziosi e battutine a noi, che paradossalmente siamo considerate le "giovani" del gruppo.
Non so dire se mi faccia più rabbia o più tristezza osservare che molte di noi si accontentano della mimosa e di uscire a cena con le amiche. Credono che la parità sia raggiunta perchè vanno a vedere lo spoglierallo maschile o perchè ci è concesso di portare la divisa.
Quanto c'è ancora da fare perchè ci sia riconosciuta non dico la pari opportunità, ma la pari dignità...

2 commenti:

Classe 1^A ha detto...

D'accordo con te che la strada è ancora lunga prima di raggiungere la parità. E' anche vero che la mercificazione di una festa che ha origine nel 1908 con lo sciopero di alcune donne contro le condizioni disumane di lavoro a cui erano sottoposte, non rappresenta un motivo di vanto. Ma quando le donne si uniscono diventano un motore invincibile:l'8 marzo è anche questo. E' il riscatto dei propri diritti, un simbolo della lotta femminile. Personalmente sono stata felice di vedere che ieri sera i locali erano pieni di donne, che non guardavano gli spogliarelli, ma che parlavano di sè, dei propri sentimenti e delle proprie aspirazioni. Dovremmo capire che la nostra forza è proprio questa.

Strawberry ha detto...

Biribò, dopo questo commento attendo ansiosa la comparsa sul tuo blog di un post dal titolo: "Biribò e la spranga di ferro". :)