Lei: "Potresti fare una tesi teorica, il tuo tirocinio non è stato un granchè".
(Cavolo, voglio fare copia e incolla con la relazione e farla finita con questa storia, un'altra estate buttata al vento per la ssis non la posso reggere. E poi il lavoro, i bambini sono a casa, ho voglia di fare una vita normale).
Io: "Magari faccio così l'introduzione e poi mi baso sulla relazione.." (Non ci sto provando abbastanza, ma poi capisce che non ho voglia di farla 'sta tesi e il coltello dalla parte del manico lo tiene ancora lei)
Lei: "Ma io ho del materiale, lo guardiamo insieme e facciamo una ricerca bibliografica"
Provo ad essere più chiara ma mi sembra di averla innervosita, mette giù il telefono in fretta.
Ecco cosa odio di questa scuola di specialità: sentirmi ancora come fossi uno studente delle medie, non hai libero arbitrio, devi solo fare contento l'insegnante senza chiederti perchè.
Almeno questa è la scuola che ho vissuto io e non mi pare di aver visto mutamenti su larga scala.
E capisco perchè sono riluttante a tornare a scuola, anche se dall'altra parte della cattedra: di nuovo quel senso di oppressione e quell' "ansia da prestazione".
E alla fine, percepisco che il mio sentirmi perennemente studente è qualcosa che va al di là delle situazioni contigenti e che deriva dal mio vissuto che mi impedisce di sentirmi "alla pari". E non mi piace, proprio non mi piace.
martedì 3 luglio 2007
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2 commenti:
Le telefonate, quelle che ci dicono ciò che non vorremmo proprio sentire...
Noi ti siamo vicini e facciamo il tifo per te: speriamo che tu riesca a sconfiggere il mostro dell'ultimo livello con la minor fatica possibile!
L'è dura, non sono mai stata brava con i video giochi :(
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